Sogno esotico di un giardino napoletano
Napoli
Torniamo a lavorare su questo giardino napoletano, trasformandolo in un paradiso colorato di cactus e piante grasse. Una metamorfosi ispirata ai giardini Majorelle a Marrakesh, alle atmosfere del giardino della Casa Azul di Frida Kahlo a Città del Messico, con un occhio alla tradizione del karesansui -il “paesaggio secco” giapponese.
Il cambiamento d’uso della proprietà di cui fa parte il giardino ha richiesto un aggiornamento della natura dello spazio aperto, in modo da renderlo allo stesso tempo fortemente iconico e più facilmente gestibile.
Per questo motivo le aiuole che un tempo accoglievano l’orto organico sono state sostituite da un giardino di piante grasse, mentre gran parte del terreno è stata coperta da una pacciamatura in scarti di pietra lavica recuperati. L’impianto di irrigazione a goccia assicura una bassa manutenzione e la pacciamatura, conservando a lungo l’umidità del suolo, permette di minimizzare l’impiego d’acqua.
La scelta delle piante grasse ha privilegiato specie che potessero integrarsi facilmente nell’ecosistema del giardino, sia dal punto di vista estetico che ecologico, in modo da costruire un ambiente organico e originale, una foresta magica fatta di magnolie, agrumi e succulente.
I cactus colonnari, le euphorbie, le agavi e le aloe danzano tra le chiome verdi di alberi e arbusti e popolano le aiuole del giardino con le loro forme bizzarre, come statue viventi o singolari creature della foresta.
Più in basso, la pacciamatura in scarti di pietra lavica assume le forme e la memoria di un piccolo fiume che attraversa il giardino. La pietra si trasforma così in acqua, secondo la tecnica giapponese del mitate “usare qualcosa per alludere a un’altra”, usata spesso nel karesansui, dove distese di ghiaia rastrellata diventano mari infiniti e grossi massi diventano isole e montagne.
Così facendo, questo giardino napoletano diventa uno stagno magico, racchiuso dagli alberi di agrumi e attraversato da ponticelli in legno da cui ammirare la fioritura ciclica di iris, calle e agapanti.
Riferimenti giapponesi tornano nel trattamento del muro di confine rovinato dall’umidità. Invece di eliminare le macchie di muffa, si è scelto di accettare le trasformazioni materiche indotte dall’acqua, che donano vitalità e tridimensionalità alla superficie. Il muro è stato infatti ricoperto da un intonaco verde macroporoso che lascia ai muschi ed ai licheni la possibilità di trasformarsi in molecole, stelle, galassie, come accade nel karesansui del Ryoanji a Kyoto, dove il famoso muro di argilla bollita nell’olio incoraggia nuove visioni e libera la mente dalla realtà sensibile.
Anno:
- 2023
Committente:
- privato











